Carciofi

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Conosciuti già dagli Egizi, poi dai Greci, soprattutto dai Romani.  

Le prime indicazioni terapeutiche del carciofo risalgono a Galeno, il quale prescriveva il decotto di radici nel vino. Fu però l'Abate Kneipp che le propose cotte nell'acqua, allo scopo di ottenere un'azione diuretica per la cura della gotta o della renella. 

Tra le varietà reperibili in Italia possiamo distinguere quattro tipi principali di carciofi, le cui proprietà soprattutto organolettiche sono totalmente diverse.  

  • I carciofi cosiddetti violetti sono tipici dell'Italia del nord.
  • Della Sardegna vi sono quelli più ricchi di cinarina e ferro, più gustosi, ma sensibilmente più duri, arrivano a maturare prima di quelli romaneschi e possono essere impiegati anche crudi, a condizione che se ne tolleri bene la maggiore consistenza.
  • I romaneschi sono i più pregiati, sensibilmente più teneri, con una forma rotonda e un foro centrale circondato da petali senza spine.
  • La quarta varietà di carciofo è quella del basso Lazio, più povera dal punto di vista nutrizionale, forse a causa di differenze climatiche e del terreno.

I carciofi sono ricchi in calcio, sodio, potassio, fosforo, zinco, vitamina c, vitamina A, magnesio.

In MTC: natura neutra leggermente fresca, sapore amaro un po' dolce salato, tropismo su milza, pancreas, fegato, vescicola biliare. 

Il carciofo purifica il calore, disperde la tossicità, drena l'umidità e ha particolare efficacia sul fegato, sedandolo e trattandone sia il calore che l'umidità.

Il carciofo è diuretico, ipocolesterolemizzante, regola la fase digestiva, possiede un'azione inibente sulla secrezione lattea e ha azione benefica nei confronti della dispepsia, irritabilità, cefalea, vertigini, bocca amara, rossore oculare, ipertensione, nausea, ittero, calore e umidità del fegato.

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